lunedì 2 maggio 2011

In fuga dai cervelli?

La fuga dei cervelli dall'Italia è un argomento molto critico; nel nostro paese a differenza del resto d'Europa e del mondo, il livello di crescita dei ricercatori, degli studiosi, della classe politica e imprenditoriale si attesta su livelli davvero bassi.
Al di là delle colpe varie, che nel nostro paese continuano a ricadere prima sugli uni e poi sugli altri, senza capire bene quale possa essere l'alternativa e la cura, la scena va sempre peggiorando con gli anni lasciando un paese ricco di cultura, storia e arte in uno stato d'oblio, come una bella addormentata che aspetta un salvatore che mai arriverà.
Ma ancora più sconcertante è notare che alla fuga dei cervelli si accosta la fuga dai cervelli che sembra colpire amministrazioni, istituzioni e aziende.
Lungi da me criticare o giudicare l'operato di persone ad un "grado sociale" più alto del mio, ma purtroppo negli ultimi anni ci troviamo di fronte ad un impoverimento della classe dirigente italiana, soprattutto di quella politica e pubblica. Spesso si pensa che quello de politico non sia un lavoro se non una passione, ma quanto di più lontano c'è da questa definizione? Un politico è una persone che prende in mano le sorti di un paese, è colui che grazie alle sue competenze e alle sue conoscenze può aiutare a rendere migliore un paese.
Allo stesso modo anche chi lavoro all'interno delle istituzioni degli enti pubblici e delle amministrazione tende ad essere visto come un semplice impiegato e il lavoro pubblico continua ad essere visto come un'ancora di salvezza dalla disoccupazione. Questo ci porta a confrontarci infine con questo sistema senza fine. Persone collocate in posti sbagliati e soluzioni che non si trovano mai.
A questo punto mi chiedo, meglio la fuga dei cervelli o la fuga dai cervelli? Io scelgo semplicemente la fuga.

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